Il salone dei corazzieri e lo scacchiere del potere in Italia

L’evento non è di quelli qualsiasi. Lo capisci subito, appena entri. Lungo le scale che ti portano alla sala dove il Presidente Napolitano terrà il suo ultimo discorso per gli auguri di Buon Anno con le alte cariche istituzionali, il Salone dei Corazzieri, ci sono schierati almeno una ventina di Corazzieri. Qualcuno devono averlo anche chiamato dai riservisti a guardare la loro non proprio brillante forma fisica.

Fatto sta che a “scambiarsi gli auguri” con Giorgio Napolitano ci sono veramente tutti. Tutta la classe dirigente del paese: ministri attuali e passati, ex presidenti del consiglio e ex presidenti di Confindustria, magistrati (“un po’ in piccionaia” nota qualcuno). Fatevi venire in mente un nome, guardate la fila in cui è posizionato e avrete la perfetta immagine della sua importanza nello scacchiere Italia.

D’Amato l’ex presidente di Confindustria? Piccionaia. Bersani? Defilato. D’Alema? Molto indietro. Maria Elena Boschi? Seconda fila. Maurizio Lupi ed Alfano? Primissima fila.

Certo, a guardarla bene questa sala che ha reso omaggio a Giorgio Napolitano è lo specchio fedele del paese legale: di quello che era, e di quello che vorrebbe diventare.

Più si volge lo sguardo verso le ultime file, che corrisponde con l’establishment del passato, più si ha l’immagine di quello che è stato il potere in Italia: un qualcosa di riservato a chi era oltre una certa età, e ovviamente uomo. Le donne? Sporadiche e poco rilevanti. Anche tra la stampa.

Paradossalmente, invece, le prime file, quelle che rispecchiano l’attuale potere politico e istituzionale, mostra volti giovani e di donne. Maria Elena Boschi, Beatrice Lorenzin, Marianna Madia, il ministro della Universtià e ricerca Giannini.

Ecco, l’immagine plastica di un paese che – tra mille difficoltà – cerca di cambiare, di rinnovarsi, di rendersi moderno. Tra mille problemi e qualche di colpo di coda.